Corradino Stiffler

​

Conradin ha una formazione da architetto e, come un architetto, "costruisce" i suoi dipinti a strati. Inizia preparando la tela con una tonalità selezionata, poiché lui stesso dice di non amare le tele bianche. Poi disegna le forme in base a un modello, o alla superficie di un oggetto che cattura la sua attenzione. Può essere una pianta, un insetto o il guscio di una tartaruga. Già a questo punto le linee iniziano a sviluppare una vita propria, che egli lascia guidare. Il suo approccio ricorda molto il lavoro automatico delle linee dei surrealisti. Cerca deliberatamente di non influenzare il processo di creazione delle forme, che alla fine rimane chiaramente percepibile per lo spettatore. Le superfici, originariamente rigide, sembrano muoversi all'improvviso, quasi vive, in una certa agitazione.

​

I successivi strati di pittura sono applicati in modo smaltato. Conradin lavora su uno strato per ben due o tre giorni. Segue uno strato dopo l'altro, prima in bianco e nero, poi a colori. Può scegliere colori complementari e rimanere sorpreso dall'effetto. Ci vuole tempo prima che l'immagine gli piaccia, finché i colori non brillano in modo tale da renderlo soddisfatto. È come se cercasse di proposito la perfezione assoluta nel poco visibile. A volte mette via il quadro per un po' di tempo o lo appende alla parete per cavillare con i singoli punti fino a quando non sa di nuovo come vuole continuare a dipingere. È decisamente un perfezionista e lavora finché i colori non brillano in modo particolare tra le linee e le ombre. In questo modo ottiene un effetto che ricorda la seta lucida ma anche le viscere umide o le mucose. Non nega l'associazione con una vulva. Il risultato è un singolare contrasto tra austera freddezza e sensualità molto carnale.

​